CESARE PIETROIUSTI

Roma, 1955



La galleria GMR.2 ha il piacere di presentare Liquidi, una mostra che pone in dialogo Cesare Pietroiusti e Ryts Monet.

I due artisti si confrontano con la tematica, a loro cara, della dimensione economica della realtà e di tutte le sue possibili ramificazioni.

Il valore economico e politico della valuta, i sistemi di scambio e di commercio nei quali ci muoviamo, le loro conseguenze sociali e il rapporto tra creazione artistica e mercato, sono alcuni degli aspetti fondamentali che emergono dalle ricerche portate avanti dai due artisti in mostra.

Liquidi espone i risultati visivi della pratica performativa che è alla base di molte delle ricerche dei due artisti.

Cesare Pietroiusti (Roma, 1955), crea reti relazionali che mutano lo spettatore in attore fondamentale per la realizzazione dell’opera e delle analisi artisticoeconomiche da essa attuate.

Chi prende parte ai lavori, spesso performativi, dell’artista si ritrova spesso a confrontarsi con denaro, immaterialità e possesso.

Giocando, senza trasgressione, con le regole del mercato dell’arte e con i corollari della creazione artistica, ogni attore è coinvolto nell’ingoiare, nel manomettere e nel trasformare il denaro o nello scambiare oggetti al posto di soldi o idee al posto di opere d’arte.

In queste ricerche si inserisce Comunione, performance durante la quale l’artista simula lo svolgimento di una messa con una banconota da 100 o 500 euro al posto del corpo di Cristo, innescando un confronto tra il valore del denaro e la spiritualità che ad oggi aleggia intorno allo stesso.

I partecipanti, come durante una normale messa, mangiano i pezzi della banconota spezzata e a loro offerta dal ministrante, lasciando che all’interno del loro corpo, nell’atto della digestione, si annulli la transustanziazione eucaristica.

I pezzi di banconota ingeriti, non compiranno però il normale processo di trasformazione del cibo e nel defecare ogni partecipante potrà ritrovare ciò che durante la comunione ha ingerito.

Ponendoci in stretta relazione con l’atto compiuto da Piero Manzoni per la sua Merda d’artista, i vari pezzi della banconota ritrovati e rimontati costituiranno la vera e propria opera che potrà ora percorrere tutte le tappe di un normale oggetto d’arte, mettendo in discussione il concetto stesso di creazione e di opera d’arte.

Ryts Monet (Bari 1982), indaga il sistema economico finanziario, i valori e l’identità nazionali attraverso il denaro, rivedendo il concetto e ponendo in discussione il significato stesso di valore.

Nella sua ultima performance, Buscando al Comandante, realizzata durante un viaggio a Cuba a febbraio 2022, l’artista tenta di cambiare una banconota da 10 euro con 50 pezzi da 3 pesos cubani.

La difficoltà dell’operazione consiste nel trovare i tagli da 3 pesos che a causa dell’inflazione della moneta cubana e della comparsa di nuovi tagli di maggior valore, stanno ormai scomparendo.

A partire da questo gioco, l’artista mette in relazione il valore della moneta nazionale coi valori fondanti della nazione stessa: è infatti sui tagli di banconote più piccoli che sono ritratti i volti di due delle figure simbolo per l’indipendenza cubana, Jose Marti e Ernesto Guevara. È tramite questo espediente iconografico che Monet porta a galla un’ulteriore e più radicale ragione legata alla sparizione di questi tagli dal mercato monetario cubano.

I due artisti mettono così in moto un sistema basato sul gioco e sull’investimento capace di farci riconsiderare i valori e le credenze con cui siamo abituati a convivere.

Nasce a Roma il 21 marzo 1955.

Nel 1979 si laurea con una tesi in Clinica Psichiatrica, disciplina che gli sarà d’ispirazione per fondare la rivista Rivista di Psicologia dell’Arte, il cui primo numero esce nello stesso 1979.

Qualche anno dopo costituisce il Gruppo di Piombino e nel 1966 viene invitato alla XII Quadriennale di Roma, per la quale trasforma il suo invito di singolo artista nell’invito ad una pluralità di artisti, spesso suoi amici, provenienti dai suoi ambienti di ricerca e sperimentazione.

Nel 1999 partecipa alla mostra dAPERTutto, curata da Harald Szeemann per la 48esima Biennale di Venezia. Nello stesso anno è vincitore del premio Alinovi Daolio.

È professore allo IUAV di Venezia e dal 2015 al 2022 è stato presidente del CdA dell’Azienda Speciale PalaExpo di Roma.