BARRY X BALL

Pasedena, 1955



A cura di Martina Cavallarin

27 febbraio - 03 aprile 2010

Latitudini | Longitudini è un’esposizione collettiva per voci sole, una mostra che si avvale della presenza di opere di artisti che collaborano con la Galleria Michela Rizzo diversificandosi per cultura, generazione, area geografica, linguaggio, codice poetico.
La latitudine e longitudine geografica sono le coordinate che permettono di trovare un punto stabilendo quindi una congiunzione che nella mostra si prescrive per differenze e confronti.

Nelle sale della galleria veneziana la temperatura è variabile passando dalle sculture primordiali del newyorkese Richard Nonas all’inarrivabile perfezione estetica del californiano Barry X Ball, dai volumi dell’australiano Lawrence Carroll ai segni concettuali della veneziana Maria Teresa Sartori. Le pareti sostengono i meccanismi in lamiera del romagnolo Francesco Bocchini, i lavori ironici e spiazzanti del bassanese Antonio Riello e del macedone Robert Gligorov, la raffinatezza straniante del veneziano Giovanni Rizzoli. L’atmosfera si fa magico-religiosa con gli idoli dell’italo argentino Sebastiano Mauri fino ad arrivare alle “anime di plastica” del video Packaging’s Life del lucano Silvio Giordano e alla processualità delle opere del neozelandese David Rickard.

Latitudini | Longitudini ruota attorno alla coesistenza di ossessioni diverse organizzate in una struttura di caos controllato, modulato con linguaggi variabili, ma che presuppone la ricerca tecnica, le differenti identità delle presenze, le stratificazioni pericolose, la tensione tra visibile e invisibile, le sedimentazioni di esperienze sempre da controllare, costantemente da intraprendere.

Martina Cavallarin

 

 

Barry X Ball (Pasadena, California, 1955) è un artista statunitense cresciuto in una famiglia di protestanti fondamentalisti. Si laurea nel 1977 al Pomona College di Claremont e si trasferisce a New York nel 1978, città dove tuttora vive e lavora. La sua ricerca artistica si sviluppa attraverso un linguaggio che coniuga la scultura classica con l'uso di tecnologie avanzate, come la scansione 3D, la modellazione virtuale e la fresatura CNC, dando forma a opere che uniscono la sapienza artigianale al rigore del digitale.

 

A partire dai suoi primi lavori su fondo oro degli anni Ottanta fino alle serie più recenti come Portraits e Masterpieces, Ball lavora sul dialogo tra passato e presente, rielaborando opere iconiche della storia dell’arte occidentale con materiali preziosi come marmo, alabastro, onice, calcite e lapislazzuli. L’ispirazione, per l’artista, è sospesa tra il richiamo al patrimonio figurativo religioso e classico, e l’urgenza di riflettere sulla condizione umana contemporanea. Proprio il suo background religioso influenza la scelta di soggetti che spesso rimandano all’iconografia cristiana, reinterpretata con un approccio visionario e tecnologico.

 

L’elemento della deformazione – in particolare nei volti – rappresenta per Ball uno spunto essenziale, oltre il citazionismo e la tecnica: i volti appaiono alterati, spezzati, a tratti disturbanti, ma restano vivi, espressivi e carichi di tensione emotiva. In questo modo, l’artista sposta la scultura da una dimensione puramente mimetica o celebrativa, verso un’esplorazione dell’identità, del trauma e della fragilità. Per molti critici, il suo lavoro rappresenta un “barocco algoritmico” o un “neoespressionismo digitale”, per la capacità di fondere estetica classica e processi computazionali.

Il lavoro di Barry X Ball è stato esposto in prestigiose sedi internazionali: dal Museum of Arts and Design e il PS1 Contemporary Art Center di New York, al Bass Museum of Art, al SITE Santa Fe, a Ca’ Rezzonico (in occasione della Biennale di Venezia), al Magasin 3 di Stoccolma, alla Galerie Nationale du Jeu de Paume di Parigi, al Museo Cantonale d’Arte di Lugano, al MART di Trento e Rovereto, fino al Today Art Museum di Pechino, al Musée d’Art Contemporain de Lyon, alla Kunsthalle Krems e a Le Printemps de Septembre.

 

Tra le mostre personali e collettive più recenti si ricordano Barry X Ball: Remaking Sculpture, Nasher Sculpture Center, Dallas (2020), The Figure in Process: From de Kooning to Kapoor 1955–2015, Pivot Art + Culture di Seattle (2015–2016), Phantom Bodies: The Human Aura in Art, Frist Center for the Visual Arts, Nashville (2015–2016). Nel 2024 ha partecipato alla collettiva Pious & Profane presso Patricia Low Contemporary a Gstaad e nel 2025 presenta la mostra The Last God alla Mario Diacono Gallery di Boston. In precedenza, nel 2011, aveva esposto nella mostra Portraits and Masterpieces a Ca’ Rezzonico, collegata alla Biennale di Venezia.

 

Le sue opere fanno parte di importanti collezioni museali e private, tra cui quelle del Hammer Museum, San Francisco Museum of Modern Art, Norton Museum of Art, Collezione Maramotti, Magasin 3 Stockholm Konsthall, FRAC Bretagne, Museo Cantonale d’Arte, MART di Trento e Rovereto, Collezione Berlingieri, The Olbricht Collection e Collezione Panza.

La poetica di Barry X Ball guarda all’opera antica senza mai risultare dissacrante: l’artista afferma di voler “proiettare nella contemporaneità ciò che potrebbe apparire una reliquia del passato”. La sua è una scultura che celebra, che ricerca emozioni estreme attraverso forme scavate e materiali vibranti, aprendo a una nuova concezione del ritratto e del corpo scolpito. Ogni scultura diventa così un organismo a sé, autonomo per immagine e concetto, sospeso tra memoria e reinvenzione.

 

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