HAMISH FULTON

Londra, 1946



 

 

Opening 15 novembre 2025 ore 12:00 

15 novembre 2025 - 15 gennaio 2026 

Martedì - Sabato 13:00 - 18:00 

GMR, Giudecca 800 Q

La Galleria Michela Rizzo è lieta di presentare Boulder, la mostra collettiva che andrà a concludere il percorso espositivo nella sede degli ex birrifici. La mostra, che inaugurerà sabato 15 novembre 2025 alle ore 12:00, vedrà in dialogo l’opera di Hamish Fulton con quelle di Matthew Attard, Ivan Barlafante, Michael Höpfner, Francesco Jodice, Ryts Monet, Maurizio Pellegrin, Cesare Pietroiusti, David Rickard, Antonio Rovaldi, Mariateresa Sartori, Claudio Tesser e Silvano Tessarollo. 

Boulders nasce dall’opera Boulder di Hamish Fulton, artista britannico che ha fatto del cammino un linguaggio artistico e un atto di consapevolezza. Basato sull’esperienza diretta del paesaggio e su una concezione radicale del rapporto tra arte e natura, il lavoro di Fulton diventa il punto di partenza per un dialogo corale e intergenerazionale attorno al simbolo del masso, emblema di forza, permanenza e memoria del paesaggio. 

All’interno di questo orizzonte, gli artisti in mostra si dispongono secondo differenti gradi di prossimità al pensiero di Fulton. Michael Höpfner e Antonio Rovaldi ne condividono in modo più diretto l’approccio esperienziale e meditativo: entrambi indagano il cammino come strumento di conoscenza e di immersione nel paesaggio, restituendone la dimensione fisica e interiore attraverso disegni, fotografie e installazioni. 

Più laterali ma profondamente affini nella tensione poetica sono Mariateresa Sartori, Matthew Attard e Ivan Barlafante, che traducono il rapporto con la natura in linguaggi di percezione e di pensiero. Sartori presenta una grande installazione realizzata con la tecnica del frottage, dedicata alle materie di sassi e sabbie, accompagnata da un libro che intreccia sguardo artistico e osservazione scientifica. Attard, attraverso il disegno e l’uso del pen plotter, trasforma scansioni tridimensionali di massi in tracciati grafici che fondono precisione digitale e intervento manuale, esplorando i limiti della percezione e dell’immagine. 

Attorno a questi nuclei si raccolgono artisti che, pur partendo da linguaggi e prospettive differenti, ampliano la riflessione sul legame tra uomo, natura e spazio. David Rickard esplora le relazioni materiali e percettive tra architettura e ambiente; Ryts Monet, Maurizio Pellegrin, Cesare Pietroiusti e Francesco Jodice offrono visioni concettuali e narrative che aprono il tema del paesaggio a nuove geografie culturali e sociali. In particolare, Jodice presenta un’opera di grandi dimensioni tratta dal progetto WEST, un viaggio attraverso le città nate durante la corsa all’oro e oggi abbandonate, in cui il paesaggio diventa archivio di utopie e fallimenti. 

Silvano Tessarollo e Claudio Tesser propongono lavori in cui la natura si rivela nella sua fragile concretezza, tra memoria, tempo e trasformazione. A fare da fulcro alla mostra saranno due wall painting di Hamish Fulton, Glacial Boulder e Rivisiting The Boulders, che occuperanno una parte significativa dello spazio, conferendo forma e respiro all’intero progetto. 

Con Boulder, la Galleria Michela Rizzo conclude una stagione importante del proprio percorso alla Giudecca, affidando all’immagine del masso – saldo e immobile ma al tempo stesso plasmato dal tempo – il compito di custodire la memoria di un luogo e di un tempo condiviso. Un approdo che è anche una soglia: l’ultimo passo prima di una nuova direzione.

Hamish Fulton (Londra, 1946) non può essere confinato a uno studio o a una città: come “artista camminatore” , il suo studio – e la sua “città” – sono i luoghi che attraversa durante le sue lunghe camminate, cuore pulsante delle sue opere. Fulton si è rifiutato fin dagli anni ’60 di usare smartphone o GPS, denunciando il rischio che la tecnologia ci separi dalla natura: «Finora non ho mai camminato con uno smartphone. Diciamo che se per i camminatori il Gps di uno smartphone è utile (anche per salvarsi la vita), dal mio punto di vista, con il suo uso, siamo «persi». Persi per convenienza, persi per l’imposizione delle corporation tecnologiche, persi perché crea una dipendenza, persi nel nostro rifiuto meccanicistico della natura «selvaggia». Per tutto il tempo che concentriamo le attività umane nei nostri smartphone, siamo contemporaneamente e diametralmente opposti alla natura, guardiamo nella direzione opposta. La natura è persa per noi, specialmente per i bambini.» (da Il Giornale dell’Arte, n.392, 2018).

Etichettato come scultore, fotografo, artista concettuale e del paesaggio, Fulton si definisce semplicemente un "walking artist" e padre dell’Arte del Cammino, attivo dagli anni ’60 insieme a figure come Richard Long. Laureato al St Martin's College of Art di Londra, ha iniziato a camminare in performance sul campo, iniziando dal primo "artwalk" collettivo il 2 febbraio 1967. Per lui, «Se non cammino, non posso fare un’opera d’arte»: ogni sua camminata – oltre 25 paesi in 50 anni – ha generato fotografie, disegni, pitture murali e testi, in cui racconta lo spirito del luogo percorso: «Il coinvolgimento fisico del camminare crea una ricettività al paesaggio… una camminata lungo una strada può trasformare il mondo quotidiano». La sua arte è sempre nata dal gesto del camminare; per Fulton, «un oggetto non può competere con un’esperienza».

Ha esposto in tutto il mondo, in personali e collettive. Con la Galleria Michela Rizzo ha avuto una presenza stabile nel 2012 accostato a Richard Nonas; nel 2014 ha organizzato una camminata sul Monte Etna, sviluppata nella mostra personale Migrant Volcano al Palazzo Platamone di Catania; nel 2015 ha proposto la Repetitive Walk al Palazzo Ducale di Venezia, coinvolgendo 216 partecipanti. Negli ultimi anni ha presentato: Salzweg. Hamish Fulton in Salzkammergut (2024) Bad Ischl (Austria, Capitale Europea della Cultura), mostra personale ispirata a sentieri alpini, con immagini testuali e installazioni ambientali; A Walking Artist (2023), personale al FRAC ProvenceAlpesCôte d’Azur a Marsiglia (2023), incentrata sulle relazioni tra spazio, cammino e memoria visiva del paesaggio; è attualmente mentore del progetto WALKING MOUNTAINS, curato da Andrea Lerda al Museo Nazionale della Montagna di Torino: un’iniziativa collaborativa che prevede passeggiate- performance e residenze dedicate alla riflessione sul rapporto tra cammino e ambiente. Nel 2024 e 2025 ha continuato la sua pratica di walking artist con eventi site-specific: Walking the Alps, performance collettive in Valle d’Aosta (estate 2024), luoghi remoti raggiunti a piedi e documentati con fotografie, testi e testi multilingue appesi sui sentieri;