Ruben Montini

Oristano, 1986



La Galleria Michela Rizzo è lieta di annunciare la mostra black with love, intact as a flower a cura di Övül Ö. Durmusoglu che aprirà il 17 febbraio 2024 e vedrà esposte le opere degli artisti Ruben Montini e Nazim Ünal Yılmaz con la partecipazione di Sharon Hayes.

black with love, intact as a flower è una conversazione artistica sulle variazioni per esercitare poetiche trasgressive e iconoclastiche del queer oggi come un modo per superare l'attuale populismo divisivo e di estrema destra. La conversazione tra i dipinti di Nazim Ünal Yılmaz e le installazioni performative di Ruben Montini, con una speciale apparizione di Sharon Hayes, verte su diversi modi di intendere l'opacità, la vulnerabilità e la sincerità del desiderio come forza politica di fronte alle ipocrisie della società. Il titolo della mostra deriva da una poesia giovanile di Pier Paolo Pasolini "Dansa di Narcìs" - scritta originariamente in dialetto friulano - che esprime una profonda contaminazione arcaica con l'amore e il desiderio di ricercare una poetica della self-reality. Le parole e le immagini di Pasolini sono formalmente e tematicamente legate a "un certo modo di sentire qualcosa" per analizzare il fascismo quotidiano e renderlo più visibile. Egli intende la vita come una forza che può esprimersi solo con se stessa, si esprime con esempi e getta il suo corpo nella lotta ("Poeta della Ceneri", 1966).

La figurazione satirica nei dipinti di Nazim Ünal Yılmaz permette all’artista di avvicinarsi alla realtà come parte della stessa struttura dell'arte, in modo simile alla concezione pasoliniana dell'avanguardia. Per Yılmaz il queer è un esercizio di opacità trasgressiva che frantuma la costruzione fittizia dell'identità come meccanismo di branding e prodotto neoliberale. Ruben Montini cerca di dare voce alla lotta LGBTQIA+ con parole, colori e texture; utilizza il gioco linguistico dell'articolazione per rivelare e trasformare la violenza nascosta nelle espressioni quotidiane. Ogni tentativo di autoritratto si collega a un ritratto comunitario che richiede fluidità. Entrambi gli artisti, neri d'amore, affrontano la società con il loro desiderio di una nuova forma di giustizia, chiedendo un'azione di poesia civica. Sharon Hayes, invece, solleva questioni non dette sul terreno comune, come fece Pasolini nei suoi "Comizi d'Amore" (1964). Hayes affronta i pregiudizi, i tabù e le incoerenze della società con le sue domande in "ricerche: three" (2013), il suo primo film della serie in corso "ricerche", presentato nel 2013 alla 55a edizione della Biennale di Venezia, "Il Palazzo Enciclopedico".

black with love, intact as a flower è un invito a immaginare insieme un altro mondo all'interno di quello in cui viviamo; a immaginare qualcosa di nuovo, come l'amore, come la bellezza, come l'uguaglianza, come la giustizia.

Testo critico a cura di Övül Ö. Durmusoglu.

In mostra sono esposte le opere della serie Altarpieces di Ruben Montini create in collaborazione con gli studenti della Royal School of Needlework di Londra.

Vive e lavora a Torino.
Muovendosi tra la performance e la creazione di opere tessili, tra azioni fisiche e collettive, Ruben Montini articola un pensiero complesso che se da un lato si fa lieve e romantico, dall'altro è una delle più importanti voci narranti delle battaglie odierne della comunità LGBTQ+ in Italia.
Performance dopo performance, il suo corpo tende sempre di più a diventare un simulacro di segni e tracce di ciò che le persone LGBTQI+ soffrono ancora oggi all'interno della società contemporanea. Parallelamente alle sue azioni e alle sue opere tessili, Montini ha iniziato a produrre alcuni progetti collettivi in cui coinvolge il pubblico nella realizzazione di monumenti temporanei e di rituali che diventano memoriali effimeri per la minoranza della sua comunità.
A proposito del lavoro di Ruben Montini, il filosofo italiano Lorenzo Bernini scrive: “L!opera di Ruben Montini è politica anche quando è intima. O meglio è politica perché intima: uomo gay erede del femminismo, Montini guarda all'universale partendo da sé, protesta contro il male del mondo
ancorandolo alle sue personali esperienze di ingiustizia. Muove dal suo corpo, al suo corpo fa ritorno, ben poco lascia all'astrazione”.
Così argomenta Eugenio Viola: “La ricerca di Ruben Montini si è sviluppata coerentemente, negli ultimi quindici anni, concentrandosi su tematiche scomode ma più che mai urgenti ed attuali, conducendo un attacco frontale agli stereotipi eteronormativi legati al sesso, all'orientamento sessuale e alle cosiddette "identità di genere!, attraverso un ricorso, privilegiato, al medium performativo. (…) Montini attraverso l!ostensione del proprio corpo nudo, esibito, tatuato, mortificato, a volte tagliato, sanguinante, glorificato, sempre vissuto, ha messo in scena la propria Passione, il proprio laico martirio. Una Via Crucis costellata di azioni che nel loro complesso restituiscono la topografia di un corpo imperfetto, di un Ecce Homo finalmente desacralizzato, su cui l'artista ha iscritto i Traumi, il Dolore e la Sofferenza che il Corpo Sociale infligge a chi è “Diverso”, trasformandolo nella parte fondante del proprio lavoro, quasi in una parte imprescindibile del proprio destino. (..) Nel corpus di opere di Montini, il corpo dell'artista si alterna alle tracce residuali che ne celebrano l'assenza, disseminandosi nello spazio dell'opera. Un lungo percorso introspettivo e a tratti auto-analitico, che si apre ad uno spregiudicato eclettismo inter-mediale: performance, e fotografia e video, talvolta unite alle tracce residuali dell'azione stessa, ma anche pittura, disegno, installazione, ricamo.
Nel versatile vocabolario plastico di Montini, il ricamo ha sempre occupato un posto centrale.
L'artista si appropria di un'attività generalmente considerata muliebre e relegata alle cosiddette #arti minori”, per trasformarlo in uno strumento che celebra, in maniera ironica e polemica, come spesso nel suo lavoro, la sovversione degli schemi socialmente accettati. (…) Montini ha sempre utilizzato il proprio corpo, trasformandolo in un carnaio di segni (Baudrillard), su cui sperimentare azioni talora cruente alternate a momenti addirittura intimi, privati.”

Il suo lavoro è stato esposto in diverse istituzioni nazionali e internazionali: tranzit.ro/ Cluj, Cluj- Napoca, <rotor> centre for contemporary art, Graz; Rīgas mākslas telpa, Riga; DumBO, Bologna; NOMUS, The New Art Museum, Danzica; Gallerie delle Prigioni, Treviso; Kunsthalle Bratislava, SK; Casino Luxembourg Forum d’art contemporain; GAMeC, Bergamo; FdG Projects, Bruxelles; CRUCE Arte y Pensamiento, Madrid; Museum Arnhem, Olanda; Villa Adriana, Tivoli; Aleš South- Bohemian Gallery, Hluboká nad Vltavou, CZ; Prometeogallery di Ida Pisani, Milano; Fondazione MACC, Calasetta; Dům umění města Brna, Brno; MKC, Spalato; MAN_Museo d’Arte Provincia di Nuoro; Museum Europäischer Kulturen, Berlino; Museum for Contemporary Art Ujazdowski Castle, Varsavia; Centre of Contemporary Art, Torùn, PL; Museo Ettore Fico, Torino; Oratoire du Louvre, Parigi; Castello di Rivoli, Torino.