Venezia, 1961
Galleria Michela Rizzo è lieta di presentare la mostra AETHER/ETERE la presenza dell’assente nell’isola della Giudecca, a Venezia, dal 19 luglio al 28 settembre 2024.
Questo progetto si sviluppa attraverso le opere di Mariateresa Sartori e David Rickard in un dialogo a cura di Riccardo Greco.
AETHER/ETERE la presenza dell’assente raccoglie opere recenti di diversa natura, tra cui installazioni, stampe, suoni e disegni. I lavori esplorano la dicotomia tra assenza e presenza, un concetto che, in epoca medievale, era descritto dal quinto elemento: l’etere.
L’etere rappresentava la materia che riempiva i vuoti e lo spazio, un materiale effimero che non c’era ma si percepiva. Questo antico elemento diventa quindi metafora di una ricerca misteriosa che porta a interrogarsi sulle cose e su come le percepiamo. L’essere umano, infatti, si pone domande che spesso non trovano una risposta, cambiando così la nostra visione e quello in cui crediamo.
La ritualità della domanda è una pratica comune dei due artisti. Rickard e Sartori come due veri e propri artisti-ricercatori si addentrano nel mondo circostante partendo dalle cose che molto spesso vengono date per scontate, come la polvere, il vento o i raggi cosmici. Dietro ad elementi così impercettibili all’attenzione della quotidianità i due artisti hanno trovato il modo di descrivere l’etere, in quanto fenomeno in continua trasformazione.
Rickard e Sartori per fare questo attingono ad una pratica artistica empirica il cui procedimento è del tutto interdisciplinare.
Nel caso delle opere di Rickard c’è un studio approfondito e curioso delle materie scientifiche come fisica, astronomia e metereologia, in cui l’impercettibile viene elaborato per essere sentito e vissuto. Le opere di Rickard, infatti, non si soffermano sulla superficie ma si addentrano in un racconto più complesso e ricercato. Per esempio, il cielo diventa un modo per descrivere il caso oppure il limite tra sensazioni, percezioni e tecnologia .
Dall’altro lato, la produzione in mostra di Mariateresa Sartori coinvolge gli ambiti del suono, del linguaggio, della poesia e dei fenomeni naturali. Come una sciamana contemporanea si protrae verso l’impossibile con una tensione che risulta essere essa stessa il soggetto primario dei suoi lavori. Prova a catturare la pioggia, a capire il vento, a descrivere il tempo, a creare micro e macro mondi, ottenendo lavori che camminano sul filo sottile che divide aleatorietà e controllo di un evento.
Le opere in mostra diventano uno strumento che taglia verticalmente un fenomeno, una lente di ingrandimento che osserva lo spazio e le sue regole diventandone spettatore e assistente allo stesso tempo.
Aether/Etere la presenza dell’ assente è una sorta di laboratorio in cui i due artisti dialogano e si interrogano sul motore delle cose. Le risposte a volte vengono trovate, a volte sono consapevolmente irraggiungibili, mentre altre volte rispettano le volontà di un’entità che resta ignota. A ospitare questa entità è la galleria che diventa mezzo imprescindibile in quanto luogo della sperimentazione.
La galleria come luogo liminale, dove lo spazio si trasforma ed è plasmabile. Attraverso le sale, l’etere accompagna segretamente il visitatore dando luce alla complessità e al significato delle opere, veri portali tra saperi diversi in cui tutte le direzione convergono nell’ignoto.
Testo di Riccardo Greco
Mariateresa Sartori (Venezia, 1961), vive e lavora a Venezia.
Si laurea in germanistica con una tesi su Freud e la psicologia dell’arte. La sua ricerca si muove attorno tre fulcri tematici: il metodo scientifico empirico, le dinamiche comportamentali spesso in relazione con le neuroscienze, la musica e il suono in relazione con il linguaggio. Dal 1999 insegna disegno a principianti assoluti applicando il metodo di Betty Edwards, disegnare con la parte destra del cervello, che parte dagli stessi presupposti neuroscientifici che muovono la sua ricerca artistica. La tensione tra oggettivo e soggettivo, tra unicità degli eventi e teoria generale nutre tutta la sua ricerca che spesso si avvale della collaborazione di esperti delle discipline nelle quali si addentra: geologi, fisici teorici, linguisti, musicologi, musicisti, cantanti, attori, botanici, ornitologi. Il dato reale viene empiricamente rilevato e in seguito analizzato da angolazioni che variano da lavoro a lavoro e che approdano ad esiti diversi, dal video al disegno, dalla fotografia stenopeica all’opera sonora. Le variabili all’interno delle costanti che le determinano muovono la sua ricerca tesa verso una oggettività evidentemente inarrivabile. E’ la tensione verso ciò che preme all’artista non il raggiungimento, se mai fosse possibile, dell’oggettività. In occasione di mostre personali e collettive ha esposto in numerosi musei e gallerie in Italia e all’estero: IKON Gallery Birmingham; Fondazione Querini Stampalia, Venezia; Cairn Centre d’art, Digne-les-Bains; MMOMA, Moscow Museum of Modern Art; Palazzo Fortuny,Venezia; Museum of the Russian Academy of Fine Arts, San Pietroburgo; Fondazione Bevilacqua La Masa,Venezia; ICA,The show room, Londra; NGBK Berlino; Hangar Bicocca, Milano; Macro, Roma; Neue Galerie, Graz; Palazzo delle esposizioni, Roma; museo di Mucsarnok, Budapest; Careof, Milano; Folkwang Museum, Essen; Fondazione Querini Stampalia, Venezia; Auditorium Parco della musica, Roma; Museo di Palazzo Poggi, Bologna; Serra dei giardini della Biennale, Venezia; XLV Biennale di Venezia; Museo Mambo, Bologna; Kunsthaus Centre d’art Pasquart, Biel, Svizzera; Museo dell’Ermitage, San Pietroburgo; Les Ateliers d’artistes, Marsiglia; galleria Michela Rizzo, Venezia; Galleria Studio G7, Bologna; Galleria Doppelgaenger, Bari. In concomitanza con la 58esima edizione della Biennale di Venezia, si è tenuta nel 2019 la mostra Dire il Tempo, un confronto dell’artista con Roman Opalka, e inserita nel programma Conservare il Futuro a cura di Chiara Bertola per la Fondazione Querini Stampalia.
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