LUDOVICO BOMBEN

Pordenone, 1982



        La Galleria Michela Rizzo è lieta di presentare Aere. Pratiche di avvicinamento, la prima mostra personale dell’artista Ludovico Bomben, che inaugura mercoledì 4 dicembre alle ore 18:00 nello spazio di Mestre. Nella ricerca di Ludovico Bomben le diverse declinazioni dei termini spazio, ambiente e misura assumono funzioni e valori sempre differenti. Ciò che li accomuna è la precisa volontà di commisurarli con un segno, una finitura oppure mediante la luce. È in questa area di necessità, tra delimitare uno spazio o giostrarne il suo valore incommensurabile, che Ludovico staglia in rilievo su carta delle forme prospettiche in cui è difficile orientarsi. Paesaggi tanto vasti nella mente quanto esageratamente compiuti nella forma e nel rilievo. Le Carte con passaggio forse appaiono come un terreno intoccabile fino a quando la luce radente non ne scalfisce la superficie. Ed è forse questo il metodo a cui la pratica di avvicinamento fa riferimento, concepire nella bidimensionalità delle carte le soglie degli spazi, dove il cartaceo diventa superficie e la luce segno. Così come si potrebbe riflettere per le più riconoscibili, solo in quanto soggetto, Le nuvole. Anche in questa serie di opere c’è un elemento apparentemente estraneo (un fendente, già presente in altre opere di Bomben) collocato al centro della fotografia. Esso buca, fisicamente, sia l’immagine che la superficie dell’opera. Avulso dalla realtà, esageratamente sproporzionato per forma, dimensione e materiale da ciò che l’immagine riferisce, il fendente o la pietra ossidiana nera e tonda, sfondano l’atmosfera impalpabile ribaltandone la fruizione. Nel ciclo dei Notturni cieli coperti di nuvole lasciano intravedere sfere nere, piccole particelle, che galleggiano in uno spazio apparentemente infinito, rivelando una connessione tra macrocosmo e microcosmo. Lasciandosi trasportare da quelle particelle possiamo navigare il buio, certi di un nostro primordiale legame con la natura. Oggetto o luce che scelga, il gesto di Bomben invade l’impalpabile e l’inafferrabile aere e rileva una realtà non aleatoria ma oggettiva che diventa scultura, bassorilievo, composizione. Gli spazi celesti così generati sono porzioni di ambienti contenuti e sicuri. Gli interventi luminosi, come il telo sullo sfondo della galleria e le variazioni cromatiche di luce della struttura della stessa, sono la firma più emblematica del lavoro di Ludovico Bomben. Egli intende gestire l’intero spazio come un unico lavoro in cui al suo interno si possono fruire le opere come spazi intellegibili che possono essere compresi e ravvicinati a noi.

Ludovico Bomben (Pordenone, 1982) si diploma all’Accademia di Belle Arti di Venezia nel quadriennio in Decorazione B. La sua ricerca artistica inizia con installazioni ambientali luminose, progettate per ristrutturare spazi e alterare le percezioni di chi li frequenta abitualmente. Negli ultimi anni ha spostato il focus dall’ambiente all’oggetto, indagando relazioni tra materiale, linguaggio, forma e concetto. Ciò lo porta a utilizzare simboli di origine sacra come nuovi territori di esplorazione: attraverso un equilibrio tra proporzioni auree e rigore formale, Bomben cerca di reinterpretare e ridefinire l’immagine sacra nel contesto contemporaneo, fondendo tradizioni antiche con materiali industriali innovativi. Ha esposto in spazi privati e istituzionali, tra cui la 54ª Biennale di Venezia, il Talent Prize, Dolomiti Contemporanee, la Fondazione Bevilacqua La Masa, il Tina B Festival di Praga, il Premio Fabbri, Villa Manin, CAREOF – Via Farini, il Premio Cramum, il Museo Revoltella e il Premio Cairo a Palazzo Reale di Milano.

 

Nel 2021 partecipa alla mostra NON C’È + NESSUN VIRGILIO A GUIDARCI NELL’INFERNO, curata da Martina Cavallarin presso Open Dream a Treviso; partecipa fuori concorso al Premio Cramum a Villa Mirabello, Milano, sotto la curatela di Sabino Maria Frassà. Partecipa a Futuro Arcaico Fest, curato da Maria Teresa Salvati al Museo Civico di Bari, e al Premio Musica Pordenone, curato da Patrizio A. De Mattio presso il Teatro Verdi di Pordenone.

Nel 2022 espone nella collettiva Who Killed Bambi, curata da Gianluca d’Incà Levis, presso Dolomiti Contemporanee – Nuovo Spazio di Casso (PN).

Nel 2023 è protagonista della mostra Equorea (di mari, ghiacci, nuvole e altre acque ancora), curata da Giulia Bortoluzzi e ospitata da Buildingbox a Milano. Nello stesso anno espone nella collettiva American Beauty. Da Robert Capa a Banksy presso il Centro Culturale Altinate San Gaetano di Padova.

Nel 2024 partecipa alla collettiva Hic Sunt Leones, curata da Angelo Bertani alla Galleria Sagittaria di Pordenone, e viene selezionato per il Mellone Art Prize presso il Museo Nazionale della Scienza e della Tecnologia “Leonardo da Vinci” di Milano.

Nel 2024–2025 presenta la mostra personale AERE – Pratiche di avvicinamento all’infinito presso GMR.2 (Galleria Michela Rizzo, Mestre), dal 5 dicembre 2024 al 24 gennaio 2025.

Nel 2025 prende parte a diverse importanti esposizioni: collettiva Stralûs. 1985–2025 Arte in Friuli / Art in Friûl (4 aprile–11 maggio) a Palazzo Ragazzoni di Sacile, a cura di Magalì Cappellaro e Alberto Vidissoni (Università di Udine); doppia personale Doppio Dialogo, con Amedeo Sanzone, presso Palazzo Contarini del Bovolo a Venezia, curata da Almerinda Di Benedetto, Enrico Lucchese e Alessandra Santin; collettiva Together / Insieme Exhibition 1 (4–15 febbraio) alla Biblioteca Salaborsa di Bologna; doppia personale Vuoto–Semi–Vuoto, con Francesca Dondoglio, presso Studio La Linea Verticale (Bologna, 30 gennaio–1 marzo). Questa mostra, parte del programma ArtCity Bologna/ArteFiera 2025, esplora il vuoto come matrice generativa in dialogo con il gesto e la luce.

 

Il suo curriculum include anche, nel 2013, la partecipazione al progetto Recupero della Triennale Design Museum di Roma, realizzato con ICE BADILE studio.

Secondo MutualArt, importanti sedi come GMR.2 hanno ospitato le sue esposizioni. Building Gallery definisce il suo percorso un raffinato equilibrio tra materialità e percezione.